La BPCO: la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (VIDEO)

Chi conosce il progetto “Medicina del Respiro” da tempo, sa che su queste pagine abbiamo già pubblicato la migliore guida alla BPCO disponibile su Internet.

In questo articolo, pubblichiamo il testo integrale del video creato dal Dott. Enrico Ballor e pubblicato sul canale YouTube ufficiale di Medicina del Respiro.

La BPCO: la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (VIDEO)

Partiamo dal video sulla BPCO, per chi se lo fosse perso:

Trascrizione

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, nota anche come BPCO, è una malattia respiratoria cronica che interessa i bronchi e i polmoni.

Cronica vuol dire che una volta contratta la malattia poi non passa, ma si può curare e anche molto bene consentendo al paziente di minimizzare e ridurre i sintomi e i disagi, non solamente respiratori, legati alla sua presenza.

Il sintomo principale della BPCO è la dispnea, cioè una difficoltà respiratoria che è in questo caso provocata dalla cronica ostruzione dei bronchi che, a differenza ad esempio dell’asma, anche se ben curata con i farmaci broncodilatatori, non è mai completamente reversibile.

C’è sempre una quota di ostruzione bronchiale che permane se no non è una BPCO!

La BPCO è, nella stragrande maggioranza dei casi, la diretta conseguenza dell’esposizione del paziente, durante la vita:

  • prima di tutto al fumo di sigaretta anche al fumo passivo magari di un famigliare che fuma in casa o dei colleghi che una volta, quando il fumo non era vietato dei luoghi di lavoro mi saturavano di fumo l’ufficio
  • ma anche conseguente all’esposizione all’aria inquinata delle città!

Ecco perché ci sono tanti pazienti con BPCO che non hanno mai fumato direttamente ma che hanno, purtroppo, subito gli effetti dell’inquinamento e del fumo passivo.

Lasciata a sé e non curata la BPCO è una malattia respiratoria che tende nel tempo a peggiorare e ad aggravarsi, complici anche i possibili e non infrequenti cosiddetti episodi di “riacutizzazione” della BPCO.

Che cosa sono gli episodi di riacutizzazione della BPCO?

La malattia che, per quanto cronica, è in fase di relativa stabilità dei sintomi, peggiora in modo repentino in modo acuto se il paziente viene esposto a cause infettive o infiammatorie che gli provochino un’infiammazione delle vie aeree, infiammazione spesse volte febbrile, con presenza di microbi infettanti di tosse con aumento della produzione di catarro che acquista le caratteristiche del catarro infetto mucopurulento.

Qualche volta può provocare anche una polmonite ma soprattutto con peggioramento della difficoltà respiratoria la dispnea, appunto, che peggiora fino al punto da rendere difficile al paziente il muoversi o l’uscire di casa.

Oltretutto le riacutizzazioni di BPCO rappresentano sempre dei momenti di particolare rischio per il paziente, in quanto possono precipitare uno scompenso cardiaco, un’aritmia del cuore, un’insufficienza renale, un diabete precedentemente in relativo compenso, con quadri clinici talora drammatici e che qualche volta si concludono purtroppo anche con la morte del paziente per le tante complicanze che insorgono.

Spesso dopo una riacutizzazione la situazione funzionale dei bronchi e dei polmoni non torna esattamente la stessa di prima dell’episodio.

In questo modo la BPCO procede… ad ogni nuova riacutizzazione con piccoli peggioramenti che se ripetuti nel tempo fanno progredire la BPCO attraverso quel graduale deterioramento della funzione respiratoria che alla fine può anche provocare la necessità di dover poi ricorrere alla terapia con l’ossigeno mantenuto magari cronicamente e spesso a tempo indefinito, la cosiddetta “ossigenoterapia domiciliare a lungo termine”.

Senza voler adesso entrare in un dettaglio tecnico eccessivo per ciò che si sta dicendo in questa sede, dirò che esistono diverse tipologie della BPCO, i cosiddetti “fenotipi” della BPCO.

Quella a prevalente componente bronchitico-ipersecretiva, cioè pazienti con BPCO che hanno come sintomo prevalente, oltre all’immancabile dispnea, la difficoltà respiratoria che, come ho detto, non manca mai nel paziente con BPCO, magari presente anche solo durante uno sforzo ma c’è! … hanno appunto un aumento notevole della produzione di catarro dai bronchi e presentano una tosse produttiva cioè catarrale, che rappresenta la loro particolare e principale caratteristica, hanno sempre il catarro dalla mattina alla sera.

Hanno cioè prevalenza di sintomi da bronchite cronica, che per definizione vuol dire tosse produttiva per almeno tre mesi all’anno, anche non consecutivi, per almeno due anni consecutivi. Chi rientra clinicamente in questa definizione ha la bronchite cronica. Questo fenotipo di pazienti con BPCO ha una prevalente quota di malattia bronchitico-cronica.

Altro tipo di BPCO è la BPCO a prevalente componente ostruttiva bronchiale da broncospasmo, con crisi di ostruzione dei bronchi e broncospasmo sovrapposto che risponde in parte ai farmaci broncodilatatori, direi con qualche caratteristica dei sintomi che la fanno avvicinare un po’ di più ad una forma asmatica asmatiforme rispetto alla forma ipersecretiva bronchiale di cui dicevo prima, e che necessita di terapie con broncodilatatori più che con farmaci mucolitici che favoriscano l’eliminazione delle secrezioni o di terapie antibiotiche che ripuliscano i bronchi dal catarro infetto-

Poi c’è una terza tipologia di pazienti con BPCO, un terzo fenotipo che è quella dei pazienti con una forma prevalentemente enfisematosa.

Per dirla in breve l’enfisema rappresenta un po’ l’ultimo stadio del danno ai polmoni provocato dall’ostruzione cronica dei bronchi e dalla aggressione ai polmoni da parte dei vari fattori inquinanti: smog e fumo di sigaretta, e il polmone con enfisema è un po’ un polmone “consumato”, a componente rarefatta, che respira di meno perché ha degli alveoli più grossi consumati fino ad arrivare a grosse bolle che sono però inutili per respirare.

Naturalmente spesso queste diverse componenti della BPCO bronchitico-ipersecretiva asmatiforme e enfisematosa possono coesistere, variamente rappresentate nello stesso paziente con BPCO.

Qui entra in gioco la capacità dello specialista pneumologo a scegliere una terapia che meglio si adatti a trattare quel determinato paziente, in funzione della prevalenza nello specifico caso di questa o quella delle tre diverse tipologie, il cosiddetto fenotipo che il paziente presenta.

Se è pur vero che la componente genetica è importante per ammalare di BPCO, specie per il fenotipo enfisematoso, non si scordi mai che il fumo di sigaretta è la principale causa di questa malattia, e il modo migliore per curare la BPCO è prima di tutto prevenire la BPCO, perché come ho detto, per quanto la si possa curare bene, una volta che ce l’ho, la BPCO essendo cronica, non me la tolgo più!

Oltre ai trattamenti con i diversi farmaci che possono essere scelti dallo pneumologo dopo aver inquadrato il paziente in modo personalizzato, è importante che il paziente non perda la sua autonomia, spesso messa a rischio dalla necessità di sottoporsi all’ossigenoterapia a domicilio e che rischia di trasformare l’”handicap respiratorio” in una vera e propria “invalidità respiratoria”.

Anche per questo accanto ai farmaci è possibile intervenire, nel paziente con BPCO, con programmi di fisioterapia riabilitativa, la cosiddetta fisiokinesiterapia respiratoria, che insegnano al paziente a respirare meglio, ottimizzano le terapie farmacologiche e mantengono il paziente in una condizione di vita attiva indispensabile a salvaguardarne anche gli aspetti psicologici che ritengo indispensabili per il benessere del paziente con BPCO.

 

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