Medicina del Respiro
Malattie

Dispnea Psicogena (VIDEO)

In questo articolo, pubblichiamo il testo integrale del video creato dal Dott. Enrico Ballor e pubblicato sul canale YouTube ufficiale di Medicina del Respiro dedicato al tema Dispnea Psicogena.

Introduzione

Sentiamo parlare spesso di difficoltà a respirare non da vera e propria malattia del corpo, ma di difficoltà respiratoria psicogena, psicologica, ma che cosa vuol dire?

Vediamo meglio insieme:

  • Che cos’è – brevemente – la Dispnea
  • La Dispnea come sintomo “personale”
  • Le 3 situazioni che generano danni:
    • Lo scompenso psichico acuto
    • La percezione di dispnea cronica
    • Il disturbo psichico

con l’aiuto del Dott. Enrico Ballor, Pneumologo a Torino.

Dispnea Psicogena (VIDEO)

Partiamo dal video Dispnea Psicogena per chi se lo fosse perso.

Trascrizione

Quando si parla di disturbi respiratori, di disagio a respirare, la dispnea è il disagio a respirare, da causa ansiosa e/o da causa depressiva, naturalmente solo dopo aver escluso molto bene tutte le cause organiche, fisiche, di malattia che la possano giustificare, si intende riferirsi a quei particolari momenti di respiro sentito come “non normale” provocato da una più generale sofferenza psichica della persona, disagio psichico della persona che può trovare spesso espressione in moltissimi disturbi d’ansia che le persone possono presentare o in quei disturbi depressivi che possono qualche volta accentuare la percezione del disagio respiratorio.

La dispnea è un sintomo, e come tutti i sintomi appartiene alla persona, come tutti i sintomi è soggettiva, non esiste “la dispnea” ma esiste invece “la MIA dispnea”, quel particolare modo che io ho di sentire e di provare il MIO disagio a respirare. Malattie uguali , in persone diverse, fanno DISPNEE DIVERSE!

Questo è un concetto fondamentale da capire, se no, non posso spiegare, scientificamente, perché una stessa condizione patologica, in una stessa fase di malattia, uno lo fa stare malissimo, mentre l’altro invece quasi se ne frega!

Sono le teste che elaborano le sensazioni! E teste diverse elaborano in modo diverso gli stessi dati OGGETTIVI neuro-funzionali.

In funzione delle individuali storie di vita, della diversa educazione e dei diversi contesti socio culturali di appartenenza!

Delle diverse sensibilità recettoriali e psicologiche, dei diversi trascorsi e delle diverse esperienze personali, del diverso modo di attribuire senso e significato alle cose, che è funzione delle proprie esperienze del passato!

Quindi ognuno di noi, in fondo, “SENTE” la dispnea non come un OGGETTO uguale per tutti, ma ognuno di noi SENTE e vive la dispnea in modo assolutamente personale!

Una dispnea diversa dall’altra!

Ecco perché ci sono tanti modi, ognuno di noi con il proprio personale modo di costruire il nostro momento ansioso e depressivo,, ci sono tanti modi personali di provare e di sentire la dispnea.

Quindi chiarito prima di tutto bene che la percezione del proprio modo di respirare ANOMALO, la dispnea, il respiro che si fa sentire quando normalmente non mi dovrei accorgere che esiste!

Chiarito, come dicevo, che la dispnea è cosa ben diversa da quella sorta di oggetto misurabile di cui ha bisogno spesso una medicina fatta di OGGETTIVITA’ tutte uguali, e appartiene, prima di tutto, alla persona che la prova, distinguerei fondamentalmente tre diverse situazioni nelle quali respiro e psiche, il nostro mondo interno, si possono incontrare, generando danni, come dico io, generando danni ad un corpo sano!

Cioè provo dispnea, provo difficoltà a respirare, ma questo non è giustificato da una malattia del corpo!

Il corpo funziona e non ha una malattia fisica, quindi la dispnea è psicogena!

Vediamo quali sono queste 3 situazioni.

  1. Percezione di una dispnea acuta provocata da uno scompenso psichico acuto, del tipo attacco d’ansia acuto, ansia sociale, l’ansia che provo in una situazione sociale che sento come costrittiva e dalla quale non posso magari scappare, e questo mi “soffoca”, si dice “mi toglie il fiato”, dispnea da ansia da prestazione, dispnea acuta da attacco di panico, dispnea da disturbo psicosomatico.
  2. 2) Percezione di una dispnea cronica, che tende a permanere nel tempo, di una dispnea cronicamente presente, dovuta magari alla mancata risoluzione di problemi psicologici sottostanti di nuovo del tipo “ansia libera”, iperventilazione cronica, disturbi depressivi che cronicamente accentuano il “SENTITO” dispnoico, il respiro sentito come cronicamente anomalo su base depressiva.
  3. 3) Disturbi psichici, magari da situazioni non risolte, che possono favorire la comparsa e lo scatenamento di una dispnea questa volta SI fisica, su base disfunzionale, caso classico la crisi d’asma psicogeno, cioè il motivo del mio respirare male è provocato dal broncospasmo asmatico ma, in questo caso, Il broncospasmo che mi genera la difficoltà respiratoria è comparso favorito da una causa emotiva.

Ed è proprio questo il caso dell’asma ANCHE psicosomatico. ANCHE! non solo, devo avere già un terreno di predisposizione asmatica, magari di un’asma bronchiale non perfettamente curata e compensata, e lo stimolo psichico/emotivo mi attiva il broncospasmo, lo spasmo dei bronchi, che poi mi provoca la dispnea.

In senso generale posso fare alcuni esempi concreti di come psiche e respiro si possano incontrare nella praticità quotidiana, nel vissuto quotidiano di ognuno di noi

Può capitare, ad esempio, di incontrare persone con un disturbo psicosomatico, un disagio psicologico che impatta sul corpo, cioè che si esprime con sintomi fisici

La malattia fisica non c’è ma ci sono dei piccoli sintomi e sintomini, anche senza malattia fisica, che disturbano questi pazienti anche perché non sono in grado di spiegare questi sintomi, se lo psicosomatico lo rassicuro, magari banalizzando i suoi sintomi, anche respiratori, non gli faccio un favore, se lo tranquillizzo il paziente mi aggiunge solo alla lunga lista di cretini che non sono riusciti a capire di quale malattia lui stia morendo! E si mettono alla ricerca di qualcun altro che li capisca, alla ricerca del “GUARITORE FINALE” che insistono a cercare finché non lo trovano!

Altre persone invece sono allarmate non tanto dalla presenza di una reale malattia che HANNO, ma da una malattia che temono di avere!,che è cosa ben diversa!

E, proprio per questo, incominciano a “sentire” i sintomi di una malattia, e tra questi sintomi la dispnea, cioè la fatica a respirare, è sicuramente uno dei sintomi più frequenti!

Ripeto, soggetti sani da un punto di vista fisico che respirano male, resi ansiosi dal timore di una malattia, sono gli ipocondriaci.

Questi ipocondriaci, a differenza degli psicosomatici di prima, se li rassicuro mi benedicono!

E si mettono tranquilli, smettono di pensare al loro respiro, magari per un po’, magari fino a quando tornano poi da me a cercare nuove conferme della innocuità della loro dispnea!

Pensiamo, ancora, alla grossa schiera degli ansiosi, ce ne sono tanti in circolazione, quelli sempre attenti a esplorarsi, ad ascoltare i segnali che arrivano dal corpo, senza tralasciare nulla! ogni sensazione viene interpretata, a ogni sensazione interna viene dato un significato, interpretazioni che preoccupano.

Il respiro non fluisce più in modo naturale, fluido, inconsapevole, ma ci si concentra su tutte le più piccole e sfumate anomalie dell’atto respiratorio, un respiro che diventa “PENSATO”! Non “VISSUTO” in modo naturale!

Non c’è nulla che tolga il respiro più di quella generale sensazione di costrizione psicologica che tanti vivono, tutta costruita sulla base di un sentirsi costretti dentro schemi “SOFFOCANTI”, non posso scappare di li, non esco da quella esperienza per me intollerabile che non so come risolvere, e questo MI TOGLIE IL FIATO!

Vedete come ogni termine venga riferito a una precisa metafora respiratoria! Tutto ha un preciso riferimento respiratorio! Ma di malattia fisica neanche l’ombra! Il mio fisico è sano ma, ma il mio respiro invece fa schifo!

Vissuti personali fatti di costrizioni imposte, apparentemente prive di soluzione!

Vivo “SOFFOCATO” dai miei conflitti interni psicologici mai risolti, spesso mai risolti perché, mai affrontati! mi fa paura affrontarli, e continuo a respirare male pur avendo un fisico sano!

Pensiamo agli attacchi di panico, il disagio respiratorio nel corso di un attacco di panico, cosa c’è di più patito e sofferto se non l’asfissia che provo quando ho un attacco di panico?

Quando vivo il rischio di morire o di impazzire! Spesso alla base ci sono problemi vecchi, mai risolti, trascurati, mai affrontati, che sostengono quel nostro soffrire interno che poi esplode magari proprio in un attacco di panico!

Quello stato emotivo, quella tensione emotiva, interna, che ci porta a respirare più velocemente senza che ce ne rendiamo conto, la cosiddetta “IPERVENTILAZIONE”, momento inconscio che genera poi tutto il disagio anche respiratorio dell’attacco di panico!

Ma ancora, cosa c’è di peggio di quella sensazione che MI TOGLIE IL FIATO quando devo parlare in pubblico e mi sento sotto esame, mi sento giudicato, sono esposto al giudizio della gente, incomincio a respirare male, mi viene da scappare, tipico dell’ansia sociale.

Poi ci sono quei respiri “NON NORMALI” che qualcuno vive come fossero imposti dall’esterno, devo respirare profondamente perché se non sto male, respiri “STRANI” che non posso “non fare”, se no sto male, un respiro pieno che va oltre il necessario, ma che devo fare se no mi sembra di non riuscire a respirare.

Tutte questa situazioni respiratorie così anomale, così strane, hanno tutte come comune denominatore una condizione di disagio interno di cui avremmo bisogno di parlare, e che genera i nostri “respiri difficili”

Non c’è poi un unico farmaco che risolva quei respiri difficili, perché ogni respiro difficile ha, qualcosa da raccontare, ha qualcosa da dirci di noi, qualcosa che non va, senza una malattia del corpo.

Respiri difficili trattabili senza dubbio anche con i farmaci, ma spesso dietro a quel “respirare male” si nasconde la necessità di mettere finalmente mano ai disagi delle nostre intimità, al soffrire psicologico magari mai risolto, magari per paura, magari nella falsa speranza che tutto si possa risolvere quasi per magia, senza necessariamente dovercene occupare.

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